FIBROMIALGIA IN MEDICINA INTEGRATA
Dott. Cracolici Franco, Dott.ssa Carelli Giovanna, Dott.ssa Tiziana Lepori
La Fibromialgia, o Sindrome Fibromialgica, è una patologia cronica caratterizzata da dolore diffuso muscolo-scheletrico che si manifesta in tutto il corpo, ma può essere anche localizzato e migrante descritto in diversi modi ,sensazione di bruciore, formicolio, scossa elettrica, accompagnato da disturbi del sonno (manca il sonno profondo), con difficoltà ad addormentarsi con conseguente assenza di un sonno ristorante, fatica che può essere di natura centrale o periferica cronica, alterazioni neurocognitive come scarsa concentrazione, decadimento della memoria a breve termine, nebbia cognitiva che impattano sulla vita quotidiana e molti altri sintomi, come la cefalea o la sindrome del colon irritabile, il tutto frequentemente associato a disturbi della sfera psico-affettiva come ansia e depressione.
La malattia esordisce in terza/quarta decade di vita ma può manifestarsi a qualunque età, interessando prevalentemente il sesso femminile (rapporto F/M 4:1), prevalenza dovuta sia alle loro caratteristiche neuroendocrine, sia perché sono più esposte in famiglia a situazioni di stress cronico.
La fibromialgia non si manifesta per una sola causa, insieme alla predisposizione genetica giocano un ruolo importante i fattori ambientali (traumi fisici come incidenti d’auto, malattie, traumi di natura psichica, fisica, sessuale ecc) e la predisposizione individuale legata alla propria resilienza (la capacità di adeguarsi alle situazioni di stress cronico) e agli aspetti psicologici (ansia, depressione, disturbi ossessivo compulsivi e disturbo post-traumatico da stress). Tutto ciò causa modificazioni del sistema nervoso somatosensoriale, che portano a una alterata soglia della percezione del dolore, e si esprime clinicamente con allodinia e iperalgesia.
DIAGNOSI
I criteri di diagnosi originariamente definiti dall’American College of Rheumatology (ACR) nel 1990 comprendevano una storia di dolore cronico diffuso da almeno tre mesi e la presenza di almeno 11 su 18 tender points (TPs), ma i pazienti possono presentare i TPs ma non avere la fibromialgia. I TPs e il dolore diffuso non catturano l’essenza della fibromialgia, un disturbo dai molteplici sintomi che in maniera prominente include astenia, disturbi del sonno e disfunzioni cognitive. Inoltre utilizzando questi criteri, si osserva una netta prevalenza di pazienti di sesso femminile, poiché hanno una soglia di dolorabilità più bassa e pertanto presentano un maggior numero di tender points rispetto ai pazienti di sesso maschile. I criteri 2010/2011 sono interamente basati sui sintomi e non richiedono la conta del numero dei tender points. I criteri del 2016 hanno corretto questo problema introducendo il concetto del dolore cronico diffuso in almeno 4 dei 5 distretti corporei definiti nei criteri di diagnosi che somma il numero delle aree nelle quali il paziente ha avuto dolore durante l’ultima settimana e la scala di severità dei sintomi (Symptom severity scale-SSS) che si ottiene sommando il grado di severità di alcuni sintomi ; la differente combinazione dei punteggi consente di porre diagnosi di fibromialgia .Inoltre il punteggio complessivo ( il Polysymptomatic Distress Scale) consente di determinare il grado di severità della malattia e di seguirla facilmente nel tempo, e permette anche a chi sospetta di avere una fibromialgia di stabilire se raggiunge i criteri per una eventuale diagnosi .
Altri sintomi da prendere in considerazione , oltre al dolore,sono:
il sonno, la fatica, lo stato globale di salute, l’impatto della malattia nella vita quotidiana.
La difficoltà nella diagnosi di sindrome fibromialgica si trascina dietro il problema della strategia terapeutica. che gli deve essere confezionato addosso al paziente come un abito sartoriale
TERAPIA
La terapia deve essere integrata, molto importante sono l’educazione del paziente e l’esercizio fisico. L’”educazione” del paziente consiste in realtà nell’aiutare il paziente a comprendere la fibromialgia e imparare a conviverci, legittimando la sua sofferenza. Va perseguito inoltre il raggiungimento e il mantenimento di una corretta forma fisica, tramite l’esercizio aerobico e la perdita di peso, che aiuta la postura e diminuisce l’infiammazione e i dolori dovuti al sovrappeso.
Una corretta educazione nutrizionale è anch’essa fondamentale: non deve essere solo finalizzata alla perdita di peso, ma anche al raggiungimento della consapevolezza di un corretto regime alimentare, che tenga conto di eventuali intolleranze o allergie
Il supporto psicologico, infine, è la chiave in ogni patologia cronica dolorosa, e soprattutto nella fibromialgia, dove la componente psicoaffettiva e cognitiva è sostanziale nel meccanismo di peggioramento della sintomatologia.
FIBROMIALGIA E MICROBIOMA INTESTINALE
IL microbioma è l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei microrganismi (soprattutto batteri) di un ambiente definito, che nel nostro caso è rappresentato dal corpo umano. Miliardi di microrganismi che interagiscono costantemente con le cellule dei nostri organi ed influenzano la nostra salute, agendo da barriera contro i patogeni, regolando l’assorbimento dei nutrienti, la produzione di vitamine ed energia e le difese immunitarie. Di conseguenza una variazione della numerosità e diversità del Microbioma può essere responsabile di alterazioni delle normali funzioni del nostro organismo.
Si sta iniziando a parlare di un vero e proprio asse intestino-cervello che sembra regolare il benessere dell’intero organismo. L’intestino ed il cervello parlano la stessa lingua e proprio l’intestino, godendo di un sistema nervoso proprio, riesce a prendere decisioni autonomamente. La comunicazione fra i due organi avviene attraverso neurotrasmettitori comuni, come la serotonina, che svolge un ruolo fondamentale per la regolazione dell’umore e viene prodotta per il 95% dalle cellule distribuite lungo la mucosa intestinale. Se è vero che lo stato di salute dell’intestino si riflette sul cervello, è vero anche l’opposto: periodi particolarmente stressanti, la presenza di ansie, paure, difficoltà a prendere decisioni, possono incidere sul normale funzionamento dell’intestino con alterazioni della peristalsi (e conseguenti episodi ad esempio di stipsi o di colite, etc). Nei pazienti fibromialgici sono stati dimostrati deficit di serotonina nel circolo ematico periferico confermando realmente un ruolo importante di questo mediatore nella malattia . Questo deficit, amplifica la risposta ad uno stimolo meccanico con aumento della contrattura muscolare, altera sia l’umore sia il ritmo sonno-veglia, inoltre, l’aumento della “sostanza P”, anche più di 3 volte rispetto al normale, segue al deficit di serotonina. Questo comporta un aumento della percezione e del mantenimento del dolore.
Inoltre i pazienti fibromialgici hanno un microbioma intestinale diverso dai pazienti che non sono affetti dalla malattia e l’abbondanza di alcune specie batteriche sembra essere correlata con la gravità dei sintomi, suggerendo che le alterazioni del microbioma non solo possono avere un importante ruolo nella Fibromialgia, ma rappresentare un ulteriore elemento da considerare a fini diagnostici e terapeutici.
L’alterazione dei batteri intestinali e la possibile iperpermeabilità intestinale potrebbero avere un ruolo primario nell’eziologia della Fibromialgia, anche perchè se è vero che è attivo un continuo dialogo intestino-cervello, è altrettanto vero che oggi quando si parla del complesso sistema patogenetico si tende ad annoverare l’asse neuro-endocrino-immunitario come focus centrale da cui dipartono tutti i diversi meccanismi coinvolti.
Proprio nell’ambito della sfera ormonale nel paziente con Fibromialgia è stata osservata un’alterata secrezione ormonale, che potrebbe avere una connessione con la condizione di disbiosi. L’alterazione del ciclo circadiano con conseguente disturbo del sonno, astenia, affaticamento muscolare o debolezza (principali sintomi della FM) rappresentano condizioni che vengono attivate dopo modifiche della concentrazione di alcuni ormoni. Diversi studi hanno dimostrato infatti che nel paziente con FM c’è una diminuzione della concentrazione di cortisolo, serotonina,vitamina D, ormoni tiroidei e melatonina. Tali alterazioni potrebbero essere correlate con un’alterazione del microbioma e di conseguenza della disbiosi intestinale. A supporto di questi dati emergono anche studi sul ruolo dell’alimentazione nella patogenesi della malattia e soprattutto nell’educazione del paziente fibromialgico. Il mantenimento di un adeguato PH intestinale è fondamentale per un giusto equilibrio ed una giusta funzione del nostro intestino, e di conseguenza del nostro intero organismo.
AGOPUNTURA
Quando si parla di agopuntura si parla di una medicina integrativa, che si mette al servizio dell’uomo per sostenere lo stato di equilibrio psicofisico e di prevenzione, esercitando un’importante azione analgesica e antinfiammatoria, grazie a una variegata gamma di neurotrasmettitori che l’agopuntura stessa evoca (endorfine, Cgrp, sostanza P, dopamina, serotonina, citochine).
Nelle ultime linee guida europee per il trattamento della sindrome fibromialgica (raccomandazioni EULAR) si ha anche il trattamento con agopuntura. Diversi studi hanno confermato l’efficacia per migliorare la rigidità e il dolore; l’elettroagopuntura (agopuntura accompagnata da stimolazione elettrica) sembra essere ancora più efficace.
Alcuni tender points nella fibromialgia sono particolarmente suscettibili al dolore spontaneo ed alla palpazione come descritto nella figura che segue. Tali tender points si localizzano in regione cervicale e dorsale, in regione toracica anteriore, in regione lombare e trocanterica ed al comparto interno della regione del ginocchio. Molti dei tender points descritti si sovrappongono anatomicamente a punti classici di agopuntura.
Punti usati in agopuntura per la fibromialgia
Protocollo di agopuntura (punti globali anche in relazione a sintomi diversificati) GB34, KI27, LR3, LR14, CV6, SP9, LI10, TE6, CV12, BL20, GV14.
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