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TUINA-Azione magica naturalizzata e azione terapeutica in MTC – Federico Berti

Questo lavoro che presentiamo è un estratto di uno studio ( Azione magica naturalizzata e azione
terapeutica in MTC, Federico Berti, tesi di Tuina Scuola di agopuntura di Firenze, 2011) che cerca
di analizzare, dal punto di vista filosofico, quali sono i presupposti dell’efficacia della Medicina
Cinese. L’obbiettivo è cercare le caratteristiche tipiche dell’ontologia ( la teoria che studia ciò che
esiste) Taoista e del pensiero cinese in generale, al fine di trovare dei presupposti in grado di
spiegare perchè la Medina Cinese si efficacie per trattare innumerevoli disturbi, e anche perchè
funziona quasi immutata da millenni, su persone che vivono in ogni parte del mondo e che non
condividono la cultura da cui questa medicina è nata.
Lo studio parte dall’analisi del testo di De Martino intitolato “ Il mondo magico” in cui viene
delineata una visione sincretica sul funzionamento della magia, che viene spiegata a partire da studi
antropologici letti secondo un’ottica che si rifà alla fenomenologia di Husserl e alla visione del
primo Heidegger. Lo studio continua analizzando la teoria magica di Giordano Bruno al fine di
delineare le affinità e le divergenze con il pensiero pensiero medico cinese. Viene riscontrata una
affinità dal punto di vista teorico, soprattutto dal punto di vista ontologico, essendo due teorie
moniste, cioè che cercano di spiegare la realtà rifiutando una distinzione tra materia e il pensiero.
Ciò che viene riscontrato come divergente è la capacità di portare nella pratica le potenzialità della
teoria, la Medicina Cinese infatti dimostra un’efficacia incredibilmente maggiore della Magia
Rinascimentale.
Negli estratti che pubblichiamo cerchiamo di ripercorrere le tappe, sia temporali che concettuali,
che hanno contribuito a far nascere la Medicina Cinese per come la conosciamo.
Inizieremo analizzando le origini sciamaniche della Medicina Cinese che la collocano all’interno del
pensiero magico, proseguiremo analizzando la naturalizzazione, ovvero l’eliminazione della causa
sovrannaturale, processo che viene considerato il passaggio fondamentale per spiegarne l’efficacia.
L’ultimo estratto analizza il concetto di Numero nel pensiero cinese e la conseguente numerologia,
ritenuta un ulteriore tassello necessario a capire il funzionamento della Medicina Cinese.

1 Le origini sciamaniche
Se le caratteristiche fondamentali per la definizione del pensiero magico sono dal punto di vista
ontologico la diffusione dell’anima a tutto ciò che esiste, quindi la non separazione tra mente e
corpo, e dal punto di vista applicativo le Leggi Simpatiche, la medicina cinese ha sicuramente un
origine prettamente magica, infatti anche la sola teoria dello Yin e dello Yang rispetta pienamente
queste caratteristiche.
L’universo per la cultura cinese è un grande essere vivente che deve la propria origine ed unità al
Tao, il quale dividendosi in Yin (cioè il passivo, quindi assimilabile per ora alla materia) e Yang
(cioè l’attivo quindi l’anima) e poi rimescolandosi in varie gradazioni da origine a tutto ciò che
esiste.
Le basi di questa concezione si trovano nell’I Ching, nel libro delle mutazioni, dove il vivente
organismo dell’Universo è chiamato “T’ai Ch’i” “il grande vortice” il quale avrebbe prodotto di
sé i così detti “grandi ordinatori” Yin (ombra) e Yang( luce). Il primo rappresenta il principio
femminile, il secondo quello maschile. Secondo il terzo appendice del I Ching, il Tao non sarebbe
altro che il nome di questo dualismo (operativo n.d.a.) alterno e eterno, che pervade di sé tutta la
compagine del cosmo con la sua vicenda d’ombra e di luce, di giorno e di notte, di vita e di morte.
Si verrebbe allora alla conclusione che “Tao”, nome delle possibilità onde si esplica il “Principio”
attraverso l’eterna vicenda delle due fasi avverse, fosse uguale, prendendo il nome pe la cosa, a Tai
Ch’i, cioè principio, monade, Dio.[…]. Il Tao è una sorgente di vita che non si esaurisce mai; che
più da di sé e più di sé possiede. Gli elementi naturalistici di questa concezione spiccano alla vista.
Il Tao crea tutto, ma spontaneamente ( necessariamente n.d.a.), senza accorgersi della sua
creazione: è “forza cieca e ignara”, è una perfezione non una provvidenza.
A. Castellani, Introduzione Tao te ching, pag. LIII-LIV
Quindi tutto deriva da un’unità e non è altro che una manifestazione temporanea, aggregata secondo
lo Yin e lo Yang, dello stesso principio. Come gli oggetti del mondo s’influenzano tra di loro invece
è regolato dalle quattro leggi di relazione Yin/Yang che rientrano pienamente nel campo di azione
delle Leggi Simpatiche:
 Lo Yin e lo Yang sono opposti
 Lo Yin e lo Yang hanno origine reciproca
 La crescita e la riduzione dello Yin e dello Yang sono inversamente proporzionali
 Lo Yin e lo Yang si alternano e si trasformano a vicenda
Che esistano gli opposti è la costatazione di base che sta dietro alle leggi di similarità e contrarietà.
Che tutto derivi dal Tao ( lo Yin e lo Yang hanno origine comune) e che tramite le relazioni
Yin/Yang, sempre al Tao, tutto sia connesso non è altro che la legge di continuità portata alle
massime conseguenze.
La proporzionalità inversa di Yin e Yang, cioè che lo Yin e lo Yang si bilancino è un’applicazione
della legge di contrarietà.
Quindi se tutto deriva per contiguità dal Tao, anche la trasformazione dell’uno nell’altro non è altro
che l’applicazione della legge di contiguità.
Un’altra caratteristica dell’antica medicina cinese, che la differenzia dalla declinazioni più
spiccatamente taoiste, come l’agopuntura e la fitoterapia, ma che la fa rientrare nella definizione di
De Martino è la neofobia magica. Anche se in modo meno marcato degli esempi trattati più sopra la
nascita dell’antica medicina cinese è caratterizzata da una particolare attenzione ai fenomeni che
uscivano dalle dinamiche proprie dell’agire naturale. Infatti, seguendo il libro di Schipper “Il corpo
taoista. Corpo fisico-corpo sociale” possiamo dire che la caratteristica principale degli spiriti o
divinità che venivano contattate dallo sciamano al fine di ottenere il risultato voluto, sia esso
medico o propiziatorio, non sono altro che entità che non hanno avuto un compimento naturale,
molto spesso una morte violenta e prematura, entità che per un motivo od un altro si sono staccate
dalla naturalità “regolare”.
Come ho già detto, vengono considerati antenati solo coloro che sono morti di morte naturale, al
termine di una vita sufficientemente lunga. I morti prematuri, per incidente o per suicidio, non
possono mai diventare antenati; né la loro bara né la loro tavoletta possono entrare nella casa
della famiglia. Questi morti non sono spiriti corretti (cheng-hun) ma divengono anime erranti e
diseredate (kun-hun). Le forze vitali di chi non ha portato a termine il proprio destino previsto
escono dal ciclo normale e dimorano in riposo. Il ciclo è stato interrotto, e le anime non possono
reintegrarlo. Non possono passare nel mondo dei morti, né essere riassorbite nella matrice
familiare. Sono chiamate a dimorare nel luogo in cui la loro vitalità incompiuta le condanna a
un’esistenza infelice: nel mondo degli uomini dal quale esse sono esiliate.
L’uomo comune non ha alcun bisogno di salvare la sua anima – o le sue anime – visto che la vera
salvezza è nel corso naturale delle cose. L’aiuto degli dei, come abbiamo visto si traduce in un
debito da rimborsare e da espiare. Se tutto va bene, l’uomo non deve nulla agli dei, né sarà egli
stesso un dio. In effetti, l’origine del panteon è nello straordinario, nell’accidentale.
K. Schipper, Il corpo toista. Corpo fisico-corpo sociale, pag. 49-50
Quello che intende Schipper è che nell’antichità cinese, e nella religione popolare che in
quest’antichità trova le sue fondamenta, non si aveva ancora una conoscenza tale dei fenomeni
naturali da poter interpretare agevolmente ogni fenomeno ed infatti assistiamo alla tendenza alla
spiritualizzazione, anche se principalmente non antropomorfa, dei fenomeni che contravvengono
l’ordine naturale.
Notiamo comunque il tentativo a ricercare nell’ordine naturale la fonte delle spiegazioni dei
fenomeni, tendenza questa che verrà amplificata dal taoismo a tal punto da renderla perno
d’interpretazione del reale e primo principio della medicina.
Quello che si deve esorcizzare secondo la religione popolare non è ciò che segue la natura perché la
natura ha un suo ordine e delle sue leggi che permettono quindi di interpretarlo, ma ciò che
quest’ordine esula.
Perché questo? Come ho detto, la nozione di divinità sembrerebbe agevolmente resa con il concetto
di shen, l’anima celeste; gli dei o i santi potrebbero dunque contentarsi di essere uomini virtuosi
divinizzati dopo la morte. Questa tesi esiste: è quella dei confuciani. Questi ultimi conoscono, come
motivo di apoteosi, solo l’evemerismo dei militanti per la buona causa. Ma per il taoismo (che
della religione popolare possiamo dire essere un evoluzione n.d.a.) gli uomini anche quelli
esemplari, non divengono oggetto di culto per le loro virtù.
K. Schipper, Il corpo toista. Corpo fisico-corpo sociale, pag 50
Un esempio è il Signore Kuan, modello di lealtà e di coraggio, perfetta rappresentazione dello
spirito cavalleresco. Catturato dal nemico con l’astuzia, viene giustiziato. Durante un banchetto dato
dal capo delle truppe nemiche in onore dell’ uomo che aveva catturato Kuan, lo spirito di Kuan
prende possesso del corpo del festeggiato obbligandolo ad offendere il suo padrone arrivando a
farlo morire soffocato. Da questo momento otterrà un culto di natura propiziatoria, verrà placato il
suo spirito vendicatore prima di effettuare un qualcosa d’importante al fine di incanalare le forze
verso fini positivi.
Un altro esempio è la bella Ma-tsu, la Madre-antenata, figlia di un pescatore, bambina prodigio
rifiuta i divertimenti, s’interessa di cose sante e rimane ore in meditazione estatica. Durante una sua
meditazione si ritrova in alto mare in una tempesta al fine di salvare il padre e i fratelli in pericolo
mentre pescavano. Ad un certo punto essi vedono una figura femminile, tutta bianca, che afferra le
cime delle navi per portarle in salvo. A casa, però, la madre della giovane, irritata dalla sempre più
frequente estasi della figlia, cerca di svegliare la figlia scuotendola, vacillando la concentrazione, lo
spirito della figlia si lascia sfuggire la cima della barca del padre. Al ritorno dei superstiti la madre
capisce il proprio errore ma la figlia ne rimane talmente sconvolta che giunta all’età del matrimonio
fa voto di castità, morendo poco dopo. Diviene così la protettrice dei pescatori, dei viaggiatori, di
donne e bambini.
Vediamo come a partire da fatti non naturali, l’uccisione prematura e la scelta della castità con
morte successiva, si instauri un meccanismo di attribuzione di potere, di possibilità di mutare gli
eventi.
Ma il potere che viene attribuito non è comunque un potere di origine divina, non è un potere
finalistico e trascendentale, origina sì dal desueto, dal non ordinario, dal non-naturale ma è dalla
natura stessa che prende il potere. Non è un potere divino quello che permette per esempio di
incanalare gli sforzi per il raggiungimento di un fine o proteggere dai fenomeni naturali ma la
risoluzione di problemi pratici posti dalla natura.
E’ sì una teoria che si basa molto sui poteri magici, ma poteri che non sono mai extranaturali, non
c’è un superamento della natura, un innalzamento verso realtà superiori, è sempre nei meccanismi
interni della natura che può essere trovata la logica d’azione dei poteri magici.
La forza che costituisce gli dei è inerente a ogni essere. La trascendenza non è questione di uno
spirito separato dalla materia, una forza divina allogena e data al mondo, ma è una
spiritualizzazione della stessa materi-energia (ch’i). La cosmologia ci insegna che non v’è nulla
che non sia materia, e che questa materia non è distinta dalla sua sostanza, dalla sua energia o
“soffio”. Se esiste, alla nascita dell’universo, una diversificazione delle energie (le più sottili
s’innalzano per formare il Cielo, le più pesanti costituiscono la Terra, ecc), questo insieme
composto non è immutevole, ma in cambiamento costante. L’intero corpo cosmico ruota, si
trasforma seguendo il processo del Tao. Ora, la terza legge della fisica cinese (che si potrebbe
ugualmente chiamare la prima legge della sua metafisica) è che ciascun corpo che partecipa a
un’azione ciclica prolungata e ripetuta (naturale n.d.a.) si trasmuta purificandosi. Questo è vero
anche per gli organismi e gli oggetti più umili e inerti: gli alberi, le pietre, gli animali di lunga vita,
come la tartaruga e la cicogna, possono diventare spontaneamente spirituali per la semplice azione
delle stagioni e degli anni.
K. Schipper, Il corpo toista. Corpo fisico-corpo sociale, pag 53
Anche dal punto di vista pratico possiamo dire che nelle pratiche sciamaniche antiche troviamo, pur
all’interno di una teoria esorcistica, degli spunti alla naturalizzazione dell’azione magica. Infatti, già
dal periodo delle ossa oracolari ritroviamo una pratica terapeutica che rispetta pienamente quelle
che sono le caratteristiche dell’azione magica: l’esorcismo basato su movimenti fisici ritualizzati e
vocalizzazioni. Questi movimenti e queste vocalizzazioni erano dirette agli spiriti della natura che
erano ritenuti l’origine della malattia, tramite queste pratiche era possibile allontanare questi spiriti
e farli tornare in una relazione non patologica con il soggetto.
Prima di tutto notiamo che l’utilizzo di pratiche fisiche, l’utilizzo del corpo al fine di avere effetti su
una realtà spirituale, rafforza l’idea di una non separazione tra spirito e corpo.
Questi spiriti non sono delle entità personali ma delle funzioni della natura, ad essere allontanati in
un caso di febbre più che un demone del fuoco o del vento saranno del manifestazioni naturali di
fuoco o vento.
Secondo lo Shouwen, il significante “spirito” non era originariamente concepito per rappresentare
una divinità antropomorfa; simboleggiava piuttosto la “condiscendenza” del cielo, intesa come
una sorta di concessione proveniente dall’alto, grazie alla quale si potevano svelare in anticipo
periodi propizi o nefasti per compiere imprese o celebrare riti, direzioni favorevoli o sfavorevoli per
spostarsi[…]. Non sappiamo con certezza se l’animismo primitivo concepisse già spiriti
individuali: probabilmente questi derivano solo in un secondo tempo dalla divinizzazione degli
antenati, utili a garantire la gerarchia del clan.
G. Boschi, La radice e i fiori, pag. 74-75
Le danze e i canti avevano anche un aspetto simbolico ma principalmente servivano, tramite il
movimento e il respiro, in quanto manifestazioni molto naturali, ad entrare in contatto con le forze
della natura, al fine di riacquistare un equilibrio con l’ambiente. La malattia va intesa in un contesto
globale, in relazione con tutte le varie forze della natura che si manifestano in un determinato
ambiente. Gli esercizi fisici servono ad incanalare e gestire le energie per avere la potenza
necessaria ad espellere le influenze negative che affliggevano il paziente.
Vediamo già in queste pratiche la tendenza alla naturalizzazione della spiegazione e dell’azione
magica che caratterizzerà la medicina cinese nei suoi sviluppi più taoisti.
È possibile che se immaginasse una specie di forza impersonale che si catalizzava ed era espressa
in astri, persone, animali e cose. La mancanza di forme antropomorfe è un tratto caratteristico
dell’antica religione cinese: Isabelle Robinet fa notare come i “santi” del taoismo, Laozi escluso,
assomiglino più all’incarnazione di funzioni che a individui: le figlie della Regina Madre
dell’Ovest, una delle divinità taoiste più importanti, nacquero per emanazione del “Qi
primordiale” e non dal suo grembo. Più che spiriti antropomorfi i primi Wu (sciamani n.d.a.) si
rivolgevano alle manifestazioni di “forze” o di “influssi”, la cui azione era desunta
dall’osservazione dei fenomeni naturali, come il moto dei luminari.
G. Boschi, La radice e i fiori, pag. 76
Come tutti i popoli antichi, anche quello cinese doveva ai fini della sopravvivenza avere a che fare
continuamente con i fenomeni naturali, quindi se consideriamo il rifiuto, piuttosto marcato,
dell’antropomorfizzazione delle forze della natura, ne segue naturalmente che è nei fenomeni
naturali che venivano travate le prime cause di malattia. Il fattore climatico che per primo è stato
individuato come vettore di malattia è il vento, in quanto condizione necessario per un rapido
cambiamento climatico.
La più evidente manifestazione della “potenza dell’invisibile” fu inizialmente individuata nel
vento: gli influssi climatici delle diverse stagioni furono collegati alla direzione da cui proveniva,
foriero di nuvole, e alla sua qualità.
G. Boschi, La radice e i fiori, pag. 77
Già quindi presente nella religione popolare e nella medicina relativa, la naturalizzazione dei
principi di azione viene continuata dalla medicina successiva di stampo più evidentemente taoista,
infatti, nel Nei Jing Su Wen, redatto probabilmente durante la dinastia Han anteriore (206 a.c.-8
d.c.) e influenzato maggiormente della filosofia taoista e dalla filosofia naturalista, troviamo ancora
una particolare attenzione al vento come vettore di malattia.
I venti sono la causa che permette alle cento malattie di svilupparsi. Se il vento è freddo, e
s’insinua nell’individuo, i peli e i capelli del suo corpo si alzeranno, mentre i pori della pelle si
ostruiranno, e la persona sentirà caldo.
Nei Jing Su Wen, cap 19, pag 132
Infatti, il vento è l’origine delle cento malattie. Se la chiarezza e la tranquillità permettono alle
carni e delle strutture connettive tra la carne alla pelle di restare chiuse, anche alla presenza di
forti venti e forti veleni, non ci sarà nulla che potrà danneggiarci. Questa è l’organizzazione
conforme alle stagioni.
Nei Jing Su Wen, cap 3, pag 42
Ma una differenza c’è perché nella medicina antica era proprio il vento esterno, in quanto fattore
esclusivamente climatico a venir preso in considerazione, aveva sì delle ripercussioni negli equilibri
energetici interni ma dall’esterno sempre entrava. Già nell’epoca Han invece vediamo come si stata
amplificata la portata dell’interpretazione naturale, con lo sviluppo delle teorie sulla relazione tra
macrocosmo e microcosmo, tanto che al vento esterno troviamo abbinato specularmente un vento
interno. La classificazione naturale porta, con l’aumentare delle conoscenze, alla possibilità di
creare mappe di relazioni sempre più specifiche e dettagliate applicabili a qualsiasi livello della
realtà macrocosmica o microcosmica che sia, alle patologie da vento esterno ne corrispondono altre
da vento interno, così come per il calore, il freddo e tutti gli altri fattori patogeni climatici esterni.
Nel capitolo 3 si dice che il vento “è la radice di tutti i perversi: la confusione genera il vento, il
quale è all’origine di tutti i perversi. La confusione può intervenire quando l’individuo non è ben
centrato e non è in armonia con se stesso, sentimentalmente, mentalmente, allora la persona è
soggetta alla patologia vento. Nell’ideogramma “vento” (Feng) vi è una parte interna che
corrisponde al carattere Chong, “verme”; il verme può vivere all’interno del corpo, per cui il
concetto espresso è che il vento può essere interiorizzato. La parte esterna dell’ideogramma
esprime il movimento: il vento può andare verso l’alto, attraversare, scendere e portare le cose
verso l’interno. È un vettore di movimento che può andare in tutte le direzioni. Se va, all’interno
può essere un parassita come un verme.
J. Yuen, Il Su Wen: studio 1. Le lezioni di Jeffrey Yuen volume XI
La caratteristica che più fortemente indirizza lo sviluppo naturale della medicina cinese è il concetto
di risonanza e di proprietà radianti degli oggetti, questo lo si può capire già dal carattere utilizzato
per definire un “farmaco”, che è composto di “musica” e dal radicale “erba” a sottintendere che le
proprietà curative si trasmettono come un onda (proprietà radianti) e che ogni ente ha una propria
vibrazione, melodia, che può entrare in contatto, (risonanza), con la melodia di un altro ente al fine
di ottenere delle modificazioni.
Qui è già evidente che le proprietà curative, o venefiche, non sono imputabili a entità superiori con
possibilità d’azione extra-naturali, ma che dalla specifica organizzazione energetica di ogni ente e
dalle relazioni che esso può stabilire con gli altri enti.
Derivando tutti dalla stessa origine, il Tao, ed essendosi differenziati l’uno nell’altro solo per la
specifica relazione Yin/Yang gli enti sono naturalmente collegati gli uni agli altri.
Quello che viene intuito nella medici antica cinese è che ogni specifica relazione Yin/Yang si
manifesta tramite una propria melodia, una propria vibrazione ritmata, e che l’incontro tra queste
melodie può modificare le relazioni che si possono venire a creare tra i vari enti.
Vediamo già come questo concetto si possa utilizzare al fine di spiegare innumerevoli fenomeni:
come il contatto con un veleno porti alla morte, come un erba rimedio contro un infezione, come un
ballo ritmato o una vocalizzazione possano ristabilire un equilibrio perduto, come l’incontro
amoroso riesca a generare una nuova vita, come degli esercizi molto dolci e armoniosi possano oltre
che garantire una vita sana anche donare una forza apparentemente non naturale.
Se l’associazione specifica di un suono particolare con un determinato organo interno appaia per
la prima volta in forma esplicita con Tao Hongjing, vissuto nel VI secolo d.C., bisogna considerare
che questi suoni erano segreti e, molto probabilmente, trasmessi oralmente già da secoli. È
significativo il fatto che ancora oggi i “sei suoni-mantra” (liu zi jue) siano uno degli esercizi più
diffusi e praticati del Qigong terapeutico. Il concetto di risonanza, oltre a essere centrale nelle
pratiche sciamaniche, è connesso con le “proprietà radianti” di cui facevamo cenno a proposito
delle erbe; è legato anche agli influssi astrali e a quelli delle direzioni cardinali.
G. Boschi, La radice e i fiori, pag. 82
Riassumendo vediamo come l’antica medicina cinese possa a pieno titolo, essere inserita nella
storia del pensiero magico in quanto si basa su una diffusione dell’anima in tutta la materia, utilizza
come principi causali delle leggi che rientrano pienamente in quelle Simpatiche, e che trae l’origine
del pantheon e dei rituali da una esorcizzazione del desueto.
Abbiamo però anche visto che all’interno del pensiero antico cinese ci sia il germe per una
naturalizzazione dei principi di azione, infatti, la tendenza a non antropomorfizzare, la risonanza
connessa alle proprietà radianti e la spiccata propensione all’utilizzo di esercizi fisici saranno un
ottima base per applicare il monismo taoista alla medicina antica.
Una volta accumulato abbastanza sapere da non rimare stupiti di fronte a quasi nessun fenomeno
fisico ed essersi apprestati a compilarne dei libri, una volta aver creato un sistema di corrispondenze
talmente sottile da non lasciare nessun ente senza specifiche relazioni con gli altri ed aver trovato
una serie di porte per immettersi nella rete di corrispondenze ci troviamo una teoria d’azione
magica completamente naturalizzata.
L’ultimi apporti saranno dati dal taoismo, specificatamente dalla convinzione che la realtà ultima, il
Tao, può essere conosciuta solo tramite la natura; dalla credenza che la sanità non sia altro che un
accordo armonioso tra la vibrazione ritmata di ogni ente e l’ambiente che lo circonda; dalla
numerologia cosmogonica che è un’efficace teoria, una porta, per stabilire la corretta vibrazione
ritmata da applicare al fine di ristabilire un equilibrio perduto.

2 La naturalizzazione della medicina cinese
Dal punto di vista che a noi interessa, cioè le basi ontologiche dell’azione terapeutica, il taoismo è
caratterizzato da uno spiccato monismo, infatti tutta la realtà deriva un’unità, il Tao, e le differenze
che vediamo non sono altro che l’interazione tra due aspetti antitetici, complementari e relativi, che
dal Tao stesso derivano lo Yin e lo Yang.
Il Tao è la “madre” di tutte le cose, che da lei hanno inizio, che tramite le regole che il tao stesso
genera si mutano creando la vita e che alla fine delle trasformazioni possibili al Tao tornano.
Il Tao è come immobile ma massimamente attivo, non è presente in nessun ente ma in tutta la realtà
è diffuso, è la possibilità intrinseca dell’esistenza di ogni ente.

FIDUCIA NELLA PERFEZIONE
Come il grande tao si spande
E in ogni direzione
Ogni cosa si affida a lui per vivere
Ed ei non si rifiuta
L’opra fatta non chiama suo possesso
Con amore alimenta ogni cosa
Né se ne fa signore
È sempre senza voglie
Si può chiamar piccino
Ma perché ogni cosa a lui tornando
Non se ne fa signore
Si può chiamare grande
Per questo l’uomo saggio
Giammai non si fa grande
Ed acquista perciò grandezza vera


Lao-tze, Tao Te Ching, cap 34

RITORNO AL PRINCIPIO
Quei che raggiunge il Massimo del vuoto
Conserva la fermezza della pace
Tutte le cose insieme hanno nascenza
Ed io contemplo il loro ritornare
Tutte le cose hanno florido sviluppo
Ma ognuna di esse torna alla radice
Tornare alla sua radice vuol dire riposo
Riposare vuol dire novo destino
Novo destino vuol dire durare per sempre
Saper l’eterno vuol dire essere illuminato
Non conoscere l’eterno è cecità sventura
Chi conosce l’eterno ei si sa comportare
Chi si sa comportare è giusto con tutti
Chi è giusto con tutti è il sovrano
Chi è sovrano è simile al cielo
Chi simile è al cielo è simile al tao
Chi simile è al tao dura in eterno
E per tutta la vita è fuor di rischio


Lao-tze, Tao Te Ching, cap16


Nel Tao la realtà è come complicata, racchiusa in un fluido insieme di possibilità, che nella
differenziazione Yin/Yang trova un primo movimento, una prima meccanica relazionale, che
caratterizza il sistema di produzione di tutto il reale. Ogni ente che esiste deve la propria esistenza
ad un una relazione di aspetti Yin e Yang, il padre e la madre, il caldo e il freddo, l’umido o il secco,
e tramite relazioni Yin e Yang è in relazione con il proprio ambiente e con tutta la realtà.

Il tao produsse l’uno
L’uno produsse il due
Il due produsse il tre
Ed il tre dette vita agli altri esseri
Tutte le cose hanno sulle spalle l’ombra
E tra le braccia portano la luce
Ma l’infinito spirito le placa
Quel che l’uomo più aborre
È abbandono pochezza indegnità
Mentre i regnanti se ne fanno un vanto
E perciò ogni cosa
Ora diminuisce eppur s’accresce
Ora s’accresce eppur diminuisce
Quel che la gente insegna anch’io insegno
Ma che i forti non muovo nel lor letto
Sarà la base della mia dottrina

Lao-tze, Tao Te Ching, cap 42


In questo passo famosissimo viene esposta una cosmogonia di stampo taoista dove da il Tao, pura
potenzialità complessa, si passa all’uno inteso come manifestazione materiale di questa
complessità, e si procede secondo una differenziazione Yin/Yang alla creazione del Cielo e della
Terra che immutabili diventano le due forze generative intrinseche alla materia. Il tre è il
presupposto operativo della due forze generative, è come il ricrearsi dell’unità da cui Yin e Yang al
fine di dare vita a tutta la realtà ( le diecimila creatura), infatti per ogni ente viene ricreata un’unità,
l’unita che permette di discriminare tra un ente e l’altro che però a differenza di quella che
caratterizza l’origine non eterna ma mutevole e temporanea.
Ma pur potendo discriminare un ente da l’altro questo non significa che siano isolati, infatti in ogni
ente pur avendo ricomposto l’unità reca seco questa relazione Yin/Yang ( tutte le cose hanno sulle
spalle l’ombra; e tra le braccia la luce) che sarà la modalità primaria con cui relazionarsi a tutto ciò
che esiste.
Ma questa relazione Yin/Yang non solo ha funzione creativa ma specularmente ha anche una
funzione conoscitiva. Infatti essendo il Tao complesso, eterno e immutabile è fuori dalla portata
dell’essere umano e di tutti gli esseri esistenti, è quindi innominabile o per meglio dire
inconoscibile, ciò che possiamo conoscere sono solo le sue manifestazioni( le diecimila creature) e
le modalità intrinseche della sua azione, la cui forma più immediatamente comprensibile è la
relazione Yin/Yang.
Tre simbolo del molteplice, è anche l’Uno ritrovato, espresso. Come i genitori ritrovano la loro
unione manifesta in ognuno dei loro figli, il Tre è l’espressione dell’unità della coppia. Cielo e
terra insieme producono gli esseri viventi, yin e yang si combinano in Diecimila maniere senza
abbandonare l’unità. L’Uno, per sempre nascosto, si rivela nella molteplicità degli esseri: Tre è la
triplice espressione dell’Uno o piuttosto l’Uno che si manifesta nel molteplice. L’Uno conduce al
Tre, come il Tre permette di concepire l’Uno e di farvi ritorno

E. Roche de la Vallè, Il simbolismo dei numeri nella Cina tradizionale, pag 47


LA LAUDE DEL MISTERO
Si guarda e non si vede si chiama l’invisibile
Si ascolta e non si intende si chiama l’inaudibile
Si tocca e non si sente si chiama l’impalpabile
Queste tra cose non si possono scrutare
Perciò confuse insieme fanno una cosa sola
In alto non è chiaro
In basso non è scuro
È inesteso né può essere nomato
Risale all’inessenza delle cose
Ei si chiama la forma senza forma
E la figura che non ha figura
Esso è l’ineffabile mistero
Se lo affronti non vedi la sua faccia se lo segui non vedi il suo didietro
Quei che s’attiene all’uso degli antichi
Può sapere l’odierna esistenza
Può sapere l’origini antiche
Questo è lo stame eterno del principio
Lao-tze, Tao Te Ching, cap 14
RITORNO ALL’ORIGINE
Quello per cui il mondo ebbe principio
È la madre del mondo
Chi raggiunta ha la madre
Da lei conosce il figlio
Chi conosciuto ha il figlio
E conserve la madre
Per tutta la vita è fuor di rischio
S’ei tien chiusa la sua bocca
E chiuse le porte
Fino in fine di vita non ha pene
Ma s’egli apre la bocca
E creca d’ordinare i propri affari
Fino in fine di vita non ha scampo
Colui che vede il piccolo è veggente
Chi conserva debole è forte
E chi fa uso del proprio lume
Per ritornare alla chiarezza sua
E fa che nulla al corpo si d’usura
Questo è vestirsi di durata eterna

Lao-tze, Tao Te Ching, cap 52

Nel capitolo 14 abbiamo una definizione dell’inconoscibilità del Tao, in qualsiasi modo si cerchi di
conoscerlo esso sfuggirà alle definizioni, indipendentemente dal senso utilizzato e dalla posizione in
cui cerchiamo di scrutarlo, il Tao rimarrà nascosto. Ciò che ci contraddistingue la relazione tra i vari
enti e il tao è l’incommensurabilità.
Nel capitolo 52 viene invece esposta l’unica teoria della conoscenza possibile partendo
dall’inconoscibilità dell’origine: una volta riconosciuta l’unità dell’origine, nella natura vanno
ricercati i principi di azione dell’origine e tramite l’osservazione della natura possiamo conoscere
l’unità originaria.
Chi eccelle nell’uso degli aghi trae lo yang dallo yin e lo yin dalo yang; con la destra tratta la
sinistra, e con la sinistra tratta la destra. Attraverso se stesso, conosce gli altri. Attraverso l’aspetto
manifesto conosce quello latente. Osservando le basi dell’eccesso e del difetto, percepisce
l’elemento sottile e individua l’errore. I suoi metodi non sono nocivi
Nei Jing So Wen, cap 5, pag 60

A questo punto possiamo notare alcune delle analogie tra la visione bruniana dell’universo e quella
esposta nel Tao Te Ching: unità del principio, complicazione delle possibili manifestazioni in seno
al principio, esplicazione di tutte le possibilità nell’universo, inconoscibilità del principio e unica
conoscenza possibile tramite il mondo e le interrelazioni che lo animano.
Anche dal punto di vista pratico, in questo caso la medicina, sotto l’influsso taoista notiamo una
totale preminenza della natura come modello di interpretazione delle relazioni tra gli esseri viventi,
dell’insorgere delle malattie e delle pratiche più adatte al fine di ristabilire l’equilibrio perduto, che
in ultima analisi è l’origine della malattia.
Il Nei Jing So Wen, il più antico manuale di medicina cinese, è esempio di questa naturalizzazione
di stampo taoista che caratterizza le evoluzioni dell’antica medicina cinese.
Infatti in questo testo si esalta la naturalezza e l’unione con la natura, la non azione come azione che
ostacola lo svolgere naturale degli eventi. Ogni eccesso o difetto, quindi ogni disturbo
dell’omeostasi che ogni ente ha con l’ambiente circostante, suscita la malattia. Ogni qualvolta
l’uomo non è in accordo con le quattro stagioni ( la natura) svilupperà una malattia. Questi momenti
di non equilibrio possono essere causati da fattori esterni, tipo gli agenti atmosferici, o da fattori
interni, tipo le emozioni, che rispecchieranno però saranno classificati sempre secondo le stesse
relazioni di quelli esterni, perché è guardando la natura che possiamo conoscere.
Il tao è ciò che i saggi si attengono, e che gli sciocchi ammirano. Chi si conforma con lo yin e lo
yang vive; chi gli si contrappone muore. Seguendo la corrente, ne risulta l’ordine; andando contro
corrente, la confusione. Un moto contrario alla sintonia degli eventi determina trasgressioni, che
vengono definite”resistenze interne”( malattie n.d.a.)
Nei Jing So Wen, cap 2, pag 39

Sin dall’antichità, la comunicazione con il cielo è il fondamento della vita. Esso si fonda a sua
volta sullo yin e lo yang. Nello spazio tra il cielo e la terra, all’interno dei punti cardinali, le nove
province dei soffi, i nove orifizi, i cinque depositi e le dodici giunture comunicano tutti i soffi del
cielo. La loro vita è il cinque, i loro soffi il tre. Se qualcuno contravvenisse a questi numeri, soffi
perversi nuocerebbero all’uomo.
Nei Jing So Wen, cap 3, pag 40

Viene a saldarsi definitivamente la relazione tra macrocosmo e microcosmo: le stagioni sono
importanti perché anche il corpo umano si modifica come si modifica il mondo esterno, lo Yin e lo
Yang dei fenomeni naturali si trova esplicato anche nell’uomo e in queste sue esplicazioni si
relazionerà con gli altri esseri viventi, i cinque movimenti utilizzati per interpretare le successive
differenzazioni trovano un corrispettivo nei cinque organi interni nell’uomo, così come con i
cinque sapori con cui si possono classificare i cibi e le erbe mediche.
Ho sentito dire che il cielo è yang e la terra yin; che il sole è yang e la luna yin; che i mesi, grandi
e piccoil, in 360 giorni compongono un anno. Anche nell’uomo esistono queste corrispondenze.
Nei Jing So Wen, cap 6, pag 63

Il vento dell’est nasce in primavera, le malattie sono situate nel fegato e i visceri interni riguardano
la nuca e il collo. Il vento del sud nasce in estate, le malattie sono situate nel cuore ei visceri interni
riguardano il petto e la regione costale. Il vento dell’ovest nasce in autunno, le malattie sono
situate nei polmoni e i visceri interni riguardano le spalle e la schiena. Il vento del nord nasce in
inverno, le malattie sono situate nei reni ei visceri interni riguardano i lombi e le cosce. La zona
centrale è la terra, la malattie sono situate nella milza e i visceri interni riguardano la spina
dorsale.
Nei Jing So Wen, cap 4, pag 46

L’epoca attuale non è così. L’afflizione e al tristezza determinano gli stati d’animo, mentre la
sofferenza intacca il corpo e lo danneggia esteriormente. Inoltre è andata persa la capacità di
conformarsi alle quattro stagioni e ci si ribella agli opportuni effetti del caldo e del freddo. I venti
ladroni arrivano a quantità, e perversioni nocive ci affliggono da mattina a sera: all’interno,
penetrano nel midollo e nelle ossa; all’esterno, nuocciono alle cavità degli orifizi, alla carne e alla
pelle. Per questo le malattie lievi si aggravano, mentre quelle gravi portano alla morte. In questa
situazione, non si potranno invocare gli dei: questo non basta a garantire efficacia terapeutica
Nei Jing So Wen, cap 13, pag 90-91
Sette pianeti sono per l’universo ciò che i sette orifizi sono per l’uomo. Pianeti e orifizi sono delle
manifestazioni dello spirito del cielo.
Nei Jing Ling Shu, capitolo 73,


La vita è una continua risonanza tra gli equilibri energetici di tutti gli esseri, anche di quelli
apparentemente non animati come le pietre, che un essere perduri o scompaia dipende da il suo
risuonare all’interno della melodia che compone l’ambiente. Non ci sono interazioni migliori o
peggiori, risonanze buone o cattive, saranno relative all’equilibrio energetico che caratterizza il
soggetto al momento e agli obbiettivi, al “compimento”, che lo caratterizza.
Così, i saggi dispiegano lo yin e lo yang, i muscoli e i soffi si armonizzano in un’unità, le ossa e il
midollo si stabilizzano e si rafforzano, i soffi e il sangue procedono secondo corrente. Da ciò deriva
l’armonia dei rapporti tra l’interno e l’esterno; in questa situazione, le perversioni non possono
nuocere, gli occhi e le orecchie funzionano alla perfezione, mentre i soffi si dispongono nel luogo
adatto
Nei Jing So Wen, cap 3, pag 43


La numerologia suprema del cielo e della terra inizia con l’uno e finisce con il nove. Uno è il cielo,
due è la terra, tre è l’uomo. Tra volte tre dà nove, numero corrispondente alle nove lande; per
questo l’uomo ha tre sezioni( pu), e le tre sezioni hanno nove funzione ausiliarie (hou). Le sezioni e
le funzioni ausiliarie servono a determinare la vita e la morte, a disporre in buon ordine la
topologia delle cento malattie, e ad armonizzare il pieno e il vuoto per sopprimere i disturbi delle
perversioni.
Nei Jing So Wen, cap 20, pag 141


Quindi il ruolo del medico sarà quello di sincronizzare l’equilibrio energetico del soggetto con
quello specifico della stagione o della configurazione yin/yang momentanea, dovrà far entrare in
risonanza il soggetto con l’ambiente, dovrà risvegliare il ritmo originario di ogni essere vivente, che
con gli eventi della vita si è compromesso perdendo così il collegamento con l’unica origine,
riscoprendo così il proprio compimento.
Il medico sarà quindi un grande conoscitore degli equilibri naturali e di come questi equilibri
possano influenzare le configurazioni energetiche dei vari esseri e al sua azione sarà quella di agire ,
ristabilendo un accordo tra l’ambiente e le possibili configurazioni future del soggetto.
Il corpo sarà allora in media preferito con cui interagire con l’equilibrio energetico, infatti l’ antica
medicina cinese tramite l’utilizzo di movimenti, vocalizzazioni e manipolazioni era riuscita a
costruire delle mappe corporee con percorsi energetici e punti attivi, la stimolazione dei quali,
riusciva ad innescare cambiamenti di configurazione energetica.
La compenetrazione tra anima e corpo, tra spirito e materia, tra Yin e Yang è talmente grande da
rendere indifferente da che parte si agisce sul “sistema”.
una forza divina allogena e data al mondo, ma è una spiritualizzazione della stessa materi-energia
( ch’i ). La cosmologia ci insegna che non v’è nulla che non sia materia, e che questa materia non è
distinta dalla sua sostanza, dalla sua energia o “soffio”.
K. Schipper, Il corpo toista. Corpo fisico-corpo sociale, pag 53


La scelta più facile è quella di trattare la materia, in primo luogo in quanto estesa e in secondo luogo
essendo caratterizzata da attributi Yin, è per definizione ricettiva, in grado di incamerare un azione
al fine di innescare una strategia di cambiamento.
L’essenza dei metodi supremi consiste nello stimolare ciò che è vicino per cogliere l’elemento
sottile.
Nei Jing So Wen, cap 19, pag 131


A questo punto possiamo notare come ci sia continuità tra la definizione di mago in Bruno e quella
di medico nel Nei Jing So Wen. Infatti la definizione bruniana di mago come “sapiente dotato di
capacità operative” può essere esplicitata, usando un linguaggio non vincolato ai canoni
rinascimentali ma più simile a quello che stiamo usando, come conoscitore dell’ordine naturale e
dei sui meccanismi intrinseci di azione (sapiente) con le capacità di influenzare l’elemento recettivo
al fine di creare un nuovo equilibrio nel sitema-ambiente (dotato di capacità operative).
Così come in Bruno il mago è colui che è in grado di manipolare la materia per farne uscire “quasi
un nuovo mondo”, cioè fare in modo che le relazioni che contraddistinguono un ente nel mondo
cambino, cosi il medico nel Nei Jing So Wen è colui che riesce ad modificare la specifica
vibrazione ritmata che contraddistingue un soggetto, in questo caso una vibrazione che induce una
patologia, al fine di instaurare una nuova armonia con l’ambiente.
Così come Bruno sfruttando la latenza delle forme nella materia ha un valido principio di azione
(mai espresso), così la medicina cinese, tramite il concetto di macrocosmo e microcosmo, trova
nella risonanza (gan ying) un modo per agire sulla materia al fine di innescare riconfigurazioni
energetiche.

3 La Numerologia
Ultimo argomento che ci permette di capire nel dettaglio sia la naturalizzazione della medicina
cinese sia una delle sue meccaniche di azione interna è il concetto di numero, con la numerologia
associata, e la sue estensione nel senso del ritmo.
I numeri nella cultura cinese, come le altre parole, non sono concetti logici ma ineriscono alla realtà
stessa, quando nominiamo creiamo. Come abbiamo detto sopra per quanto riguarda nella cultura
magica il segno, per effetto della legge di continuità, non è separato da ciò che denota anzi ne
condivide le caratteristiche.
Il termine cinese “vita” e “destino”(ming) non si distingue affatto dal termine(ming) che serve a
designare i simbolo vocali (o grafici). Poco importa se i nomi di due esseri si somiglino al punto
che ci sia possibilità di confonderli: ognuno di questi nomi esprime integralmente una essenza
individuale. È dire poco che la esprime: la evoca, la porta alla realtà. Sapere il nome, dire la
parola, è possedere l’essere o creare la cosa.
M. Granet, Il pensiero cinese, pag. 31
Nei numeri questa peculiarità trova le sue massime possibilità di espressione, infatti i numeri sono
stati utilizzati per interpretare la cosmogonia come abbiamo già visto nel passo del Tao Te Ching. Ai
numeri viene attribuita direttamente la facoltà della creazione, in quanto emblemi classificatori sono
presenti in ogni più piccola sfaccettatura del reale. La speculazione filosofica non ha mai utilizzato i
numeri dal punto di vista quantitativo, venivano considerati e quindi manipolati in quanto emblemi,
al fine di modificare la realtà.
Accanto ad un valore quantitativo che li distingue, ma che si tende a trascurare, i Numeri
possiedono un valore simbolico che è molto più interessante perché, non offrendo alcune resistenza
al genio operativo, li rende disponibili per una specie di alchimia.
M. Granet, Il pensiero cinese, pag. 112
Considerati come rubriche emblematiche non vengo utilizzati per ordinare, ma per esprimere delle
qualità attribuibili a dei raggruppamenti, come espressione di attributi intrinseci degli enti che
partecipano a quel raggruppamento.
L’ordine ontologico e l’ordine logico si traducono insieme in immagini ritmiche e geometriche. Si
confondono a tal punto che sembra possibile classificare e caratterizzare per mezzo di espressioni
numeriche. In ragione del loro potere descrittivo, i Numeri, indici di un’analisi concreta, sono
chiamati, come classificatori, a identificare dei raggruppamenti reali. Possono servire come
rubriche perché sono significativi dei diversi tipi di organizzazione che si impongono alle cose
quando queste si realizzano secondo il loro rango.
M. Granet, Il pensiero cinese, pag. 121
I numeri allora sono una porta di entrata nell’infinita rete di corrispondenze dato che donano
significato ai modi di relazione tra gli enti del mondo, possono essere utilizzati per entrare nella
relazione armonica tra macro e microcosmo.
Ci permettono di comprendere le caratteristiche specifiche di ogni ente, ci permettono di
inquadrarle in relazione agli altri enti, ci “donano” una modalità d’azione, la possibilità di
modificare le relazioni tra gli enti.
E dato che facilmente può essere attribuito un “ritmo” specifico ad ogni numero o categoria di
numeri, i numeri sono si collegano alla risonanza sia dal punto di vista della creazione sia dal punto
di vista della cura.
La teoria numerologica può quindi darci una guida per capire quale ritmo sia necessario al fine di
far evolvere la configurazione energetica verso l’equilibrio desiderato.
UNO
L’Uno non è semplicemente il primo dei numeri, e l’origine dei numeri stessi. Nell’Uno la
condizione che precede l’esistenza dei numeri. Dal punto di vista cosmogonico è il Taiji, cioè il
passaggio all’essere del Tao, prima della distinzione tra Yin e Yang, un’unione indistinta di tutto ciò
che può esistere. A differenza del Tao dove risiede la possibilità dell’essere, nell’Uno l’essere è
indistintamente unito. Dal punto di vista di Bruno l’Uno è l’universo visto secondo la sua qualità di
essere unitario, non è ancora l’universo sul quali si può agire, è ciò verso cui la conoscenza dei
fenomeni naturali deve tendere.
Nella relazione Yin/Yang l’Uno è yang.
DUE
Il Due è la divisione interna dell’Uno, è il passaggio alla produttività. A questo livello abbiamo la
differenziazione tra Yin e Yang, dall’unita passiamo alla distinzione. Opposti ma complementari,
Yin e Yang, sono la rappresentazione della coppia, il presupposto della generazione.
Due, divisione necessaria che non rompe l’unità, ma permette l’esercizio, l’uso dell’Uno; è il
formarsi della coppia. Da questo derivano il ritmo, l’alternanza, i cicli del tempo e il miscuglio
equilibrato, la composizione armoniosa dello spazio.
E. Roche de la Vallè, Il simbolismo dei numeri nella Cina tradizionale, pag 36
Il ritmo viene quindi associato al movimento di espansione e condensazione, all’alternanza tra
azione e riposo, tra nascita e morte, diviene il ritmo della vita.
Infatti associati al Due troviamo il Cielo e la Terra con la loro principale funzione di generatori di
vita. Come lo Yin e lo Yang sono opposti ma complementari, nel senso che l’uno e necessario
all’altro al fine di esplicare a pieno le rispettive funzioni. Differenziandosi possono scambiarsi i
propri soffi, ma è anche ammettendo l’altro che lo possono fare.
Dal punto di vista di Bruno troviamo la differenza funzionale tra la materia e l’anima ma anche la
loro necessaria relazione.
Nella relazione Yin/Yang il Due è yin
TRE
Il Tre è la coppia che ritrova l’unità, sono i soffi che si creano dalla relazione Yin/Yang. Il Tre
rappresenta l’unità nel movimento.
Il Due non poteva dare l’esistenza ai i singoli enti in quanto ogni ente è caratterizzato dalla propria
unità anche sé temporanea. Nel Due troviamo la possibilità della produttività, dell’alternanza, nel
Tre invece troviamo la possibilità di esistenza delle infinite forme di individualizzazione. E dal
punto di vista gnoseologico il fondamento della conoscenza in quanto media per risalire dalle
singole manifestazioni all’unità che le ha generate.
Dal punto di vista cosmogonico è la nascita della triade Cielo/Terra/Uomo, il miscuglio dei soffi da
origine alla vita.
L’uomo è il prodotto per eccellenza del Cielo/Terra. Ma pure tutti gli esseri lo sono. Le miriadi di
esseri, che vengono chiamati i Diecimila esseri, costituiscono il mediano tra il Cielo e la Terra e le
innumerevoli espressioni del miscuglio dei loro soffi.
E. Roche de la Vallè, Il simbolismo dei numeri nella Cina tradizionale, pag 50
L’uomo è la riunione del Cielo e della Terra, “meglio”degli altri esseri solo perché può prender
controllo dei soffi per indirizzarli, volontariamente, verso una armonia cosmica.
Dal punto di vista di Bruno il Tre è l’universo visto nel suo movimento indistinto di espansione e
esplicazione.
Nella relazione Yin/Yang il Tre è yang
QUATTRO
Con il Quattro abbiamo l’inizio del dispiegarsi della realtà. Il Quattro rappresenta il prototipo di
tutte le divisioni, è la divisione del tempo e dello spazio, la nascita delle Quattro stagioni e delle
Quattro direzioni cardinali. I soffi cominciano a distribuirsi nel tempo e nello spazio, appaiono così
i prototipi delle forme, la possibilità degli infiniti miscugli di Yin e Yang. Col Tre avevamo l’unità
degli enti, con il Quattro la possibilità che, da enti unici, siano anche diversi.
Quattro sono anche le figure emblematiche dell’I-Ching, la combinazione tra due righe una intera,
lo Yang e una spezzata, lo Yin. Le combinazioni sono quattro: due linee intere, il grande Yang o
taiyang, due linee spezzate, il grande Yin o taiyin, una intera sotto e una spezzata sopra, il giovane
Yang o shaoyang, una spezzata sotto e una intere sopra, il giovane yin o shaoyin.
Abbiamo l’alternanza dello Yin e dello Yang nel loro ciclo di interazione ma anche in relazione alle
Quattro stagioni.
Nella relazione Yin/Yang il Quattro è yin
CINQUE
Dopo il dispiegarsi della realtà nel tempo e nello spazio rappresentato dal Quattro, il Cinque è
l’organizzazione della vita nei confronti di un Centro. Abbiamo quindi l’apparizione di tutti quei
sistemi di corrispondenze che cominciano a strutturare la realtà in precisi e reciprochi rapporti.
I Cinque movimenti con tutte le loro regole di generazione, inibizione e relazione in genere sono
l’emblema dell’organizzazione. Su quello stesso schema si organizzeranno gli organi del corpo
umano, i colori, i sapori, le note, etc .
Se nel Quattro i soffi si dispiegavano, nel Cinque si raccolgono verso un Centro che comincia a
svolgere il ruolo di organizzazione, al fine di distribuirli in modo ordinato in tutta la realtà.
Nella relazione Yin/Yang il Cinque è yang.
Possiamo notare che nei numeri dispari(Yang) troviamo la tendenza a guardare la realtà dal punto di
vista della sua unita, e che nei numeri pari(Yin) dal punto di vista del dispiegarsi, questa alternanza
esplicita il ritmo che sottosta alla creazione.
SEI
Il Sei è la messa in moto dell’organizzazione del Cinque, continuando l’alternanza Yin/Yang, il Sei
rappresenta la funzione vivificatrice, che riesce a distribuire ciò che nel Centro è stato organizzato.
Sei erano i ministeri, quindi funzioni centralizzate ma rivolte all’esterno. Sei sono anche le
direzioni, le Quattro più l’alto e il basso.
Essendo la relazione tra il Cielo e la Terra e le Quattro direzioni, il Sei è la totalità della scena nella
quale il reale può dispiegarsi.
SETTE
Il Sette è la Yang che si mette in moto, è quella scarica vivificatrice che fa da motore interno
all’opera della creazione. Il Sette da la potenza al Sei di dispiegarsi completamente, è il sorgere
della vita. Sono i Cinque movimenti più lo Yin e lo Yang che innescano l’azione dirompente e
vivificatrice che permetterà a tutti gli enti di esistere.
OTTO
Otto ovvero la ripartizione, l’ulteriore divisione in due parti del Quattro, e quindi della possibilità
della differenziazione degli enti, ci porta finalmente al dispiegarsi della realtà. Spinto dalla forza
vivificatrice che lo anima internamente, il Sette, l’Otto ormai è la realtà che occupa tutto lo
spazio/tempo, affermando la specificità di ogni ente che la compone.
Dal punto di vista di Bruno siamo arrivati all’universo visto nella sua forma completamente
dispiegata, la forma sulla quale, dal punto di vista dell’operatività e quindi della magia si può agire.
Otto è la struttura interna di ogni essere, la propria specifica relazione con il tutto, la propria
vibrazione ritmata nella melodia dell’universo.
Otto infatti sono i Meridiani Curiosi impalcatura energetica, che si sviluppa già in periodo fetale,
tale da determinare le potenzialità di ogni uomo, le caratteristiche che lo renderanno un entità
individualizzata ma in relazione con tutta la realtà.
Sui Meridiani Curiosi infatti è stata associata una classificazione di costituzioni umane, grazie alla
quale è possibile inquadrare gli enti dal punto di vista energetico, e stabilirne le relazioni con gli
altri enti.
Perché sono le proprietà intrinseche, che rendono un individuo particolare a determinare anche la
vibrazione ritmata, cioè ciò che lo rende in grado di entrare in risonanza con tutti gli enti.
Otto infine sono anche i trigrammi, derivati dall’aggiunta di una riga alle Quattro figure
emblematiche, e quindi dall’integrazione dell’Uomo all’interno della coppia Cielo/Terra.
Questa aggiunta ci inserisce pienamente in un livello della realtà in cui è possibile interagire, la
categoria di media tra i due principi, l’Uomo, fa capire che ci troviamo al livello delle
manifestazioni ultime, tante vero che l’abbinamento di due trigrammi, l’esagramma, viene utilizzato
a livello predittivo, per conoscere lo sviluppo di particolari situazioni in un determinato momento.
NOVE
Dopo la massima espansione possibile, l’Otto, il Nove è il compimento, la totale organizzazione
dell’esistente, dopo aver raggiunto ogni parte dello spazio/tempo, viene riaffermata la necessità di
un centro ordinatore. Il Nove è la totalità dell’universo, guardata a partire dalle differenze specifiche
che determinano ogni ente quindi ancora frammentata ma caratterizzata da una spinta verso l’unità.
Se gli Otto Meridiani Curiosi sono l’impalcatura energetica , che determina la potenzialità di ogni
essere umano, il Nove rappresenta il risultato finale, ciò verso cui le predisposizioni tendono.
Nove è anche il centro intorno al quale gli Otto trigrammi si dispongono per distribuire i propri
soffi, come Nove sono le province dell’impero e le stanza della residenza reale, Mingtang, che sulle
province è ricalcata.
Essendo l’ultimo dei numeri, prima del riepilogo del Dieci, incarna la totalità dei numeri. Infatti i
quadrati magici, diagrammi numerici per interpretare la realtà, sono composti dai numeri fino al
nove, significando che questi numeri bastano ad interpretare il reale.
DIECI
Dieci ovvero l’unità ricomposta, è il passaggio dal punto di vista degli enti singoli al punto di vista
unitario. Ciò che nel Nove trovava il massimo compimento individuale, la massima
differenziazione, nel Dieci trova ciò che lo connette al tutto. Dall’Uno al Nove si esplicano i
passaggi che portano alla manifestazione delle differenze individuali, nel Dieci viene ritrovata la
loro unità, sia dal punto di vista dell’origine che delle funzioni. Dieci é la totalità dell’universo ma
anche la melodia che l’unione delle vibrazioni ritmate crea, esprime l’unità della vita cosmica.
Tramite il Dieci è poi possibile risalire all’Uno, il Dieci è l’Uno che dopo essersi dispiegato nelle
proprie infinite possibilità si riunisce per tornare a se stesso.
Dal punto di vista di Bruno il Dieci è l’universo visto dall’omogeneità che lo contraddistingue, nel
suo totale dispiegarsi si trova esplicato tutto ciò che nell’Uno era complicato. Per gli enti particolari
il Dieci è l’unico modo per arrivare all’Uno, è solo partendo dalle manifestazioni che si può risalire
all’origine. Il Dieci è la totalità dell’universo, che rende possibile la comprensione dell’unita, unica
via per tutti gli enti finiti.
I numeri pari, Quattro, Sei, Otto costruiscono e ricostruiscono lo spazio e il tempo, qualificando i
territori e i momenti, i costituenti nelle loro differenze; separano, distinguono secondo le dualità, le
diversità, le molteplicità e danno le forme proprie della Terra. I numeri dispari, Tre, Cinque, Sette,
Nove centrano e ricentrano nell’unità ogni volta ritrovata ad un livello differente, essi sono
l’origine del dinamismo che comanda la messa in movimento e che dona forza, convergenza e
slancio delle distribuzioni, animazione e iniziazioni celesti.
E. Roche de la Vallè, Il simbolismo dei numeri nella Cina tradizionale, pag 124
È in questo movimento ritmico che prende origine il mondo, ed è tramite questo movimento ritmico
che è possibile entrare nelle “maglie” dell’universo per modificarle attivamente. Il livello in cui si
manifestano le differenze particolari, e quindi il livello sul quale dobbiamo agire per influenzare gli
individui è il livello del’Otto. Il ritmo allora verrà ricavato dal movimento interno dei trigrammi,
associato ai Meridiani Curiosi al fine di poter manipolare la vibrazione ritmata specifica per ogni
uomo, per farlo entrare in risonanza armonica con l’ambiente.
Abbiamo visto come si è compiuta la naturalizzazione dell’antica medicina cinese identificando
nella risonanza una esplicazione del principio di latenza delle forme nella materia e come i numeri
possano dare una chiave interpretativa ( perché creativa) per inserirsi in questa trama ritmata che è
l’universo.